nina's research

martedì 30 novembre 2010

la lezione degli ultimi giorni

è:
non dare nulla per scontato.

sicuramente un giorno riuscirò ad esprimermi con qualche parola in più. per ora non è possibile. alcune parole sono così preziose che vanno usate con parsimonia, preservate per i momenti in cui servono veramente, ascoltate solo dalle orecchie dei protagonisti.


venerdì 26 novembre 2010

grazie, ma..

..sto bene anche così.
e se ho bisogno te lo chiedo io.
non credo nei gesti di altruismo forzati, e insinceri.
a quel punto, sto bene anche così, grazie lo stesso.

lunedì 22 novembre 2010

le mie considerazioni

sono superficiali.
ho deciso così. quelle profonde, vere, degne di nota, meglio che le tenga per me.
leggerle in un blog, magari no.
quindi:
Argomento n°3:
la pesca.
ad Istanbul si pesca un sacco, si sta al porto e si pesca. Al porto. ecco, diciamo che il pesce che poi mangi magari non è proprio sanissimo. Però non ci pensi, ed è buono. Si vede che il cherosene dei traghetti conferisce quel nonsochè di gustoso..

sabato 20 novembre 2010

skyline

Argomento n°2:
mentre camminavo, e fotografavo Istanbul, l'unico pensiero costante è stato: "Vorrei poter fotografare gli odori e i suoni di questa città."

Müezzin, clacson, la lingua turca, odore di pesce, bambini che gridano, profumo di cibo, frutta, pane, l'odore del çay.


Invece ho potuto portare con me solo la nebbia, e lo skyline.



venerdì 19 novembre 2010

Di ritorno da Istanbul

..e so già che ne parlerò per un po'.
Argomento n°1:
rispetto la cultura e le tradizioni altrui.
Ma ho portato il velo per mezz'ora soltanto, e già mi ha dato fastidio.

giovedì 11 novembre 2010

cinismo.

io donna stressata. e non è il nuovo inserto del sabato del corriere della sera..
è che voglio andare in pensione prima del tempo. sì, molto prima. però mi sento di aver accumulato un punteggio di stress e smaronamenti, tale da garantirmi un vitalizio dell'inps di almeno 2000€ al mese. o magari un omaggio dal ministero del turismo: un viaggio al mese di almeno 5 gg, anche questo vitalizio. ovvio.
altrimenti un assegno da 700€ mensili per i miei servizi di ascolto al prossimo e per la mia disponibilità verso chiunque. (o quasi).
altrimenti una fornitura di beni e servizi pari al valore di un ipotetico stipendio di un qualsiasi parlamentare.
altrimenti una retribuzione lorda di 2500€ per svolgere attività casalinghe a mio piacimento, ma comunque e sempre utilissime.
altrimenti una fornitura di beni alimentari e di prima necessità che mi permetta di non lavorare mai più.

Insomma, una tizia in America ha aperto un blog, ci ha messo su il suo iban e ha spiegato che le servivano dei soldi. Dicono che adesso stia bene, economicamente parlando. Per il resto non lo so. Io punto alla pensione.


mercoledì 10 novembre 2010

non sono io, giuro.

sono le cose che sento.
che un po' non hanno senso, un po' fanno incazzare.
-"Sto vendendo l'edicola, ho già ricevuto offerte, ma sai, i giovani, checchè ne dicano, non hanno voglia di lavorare." PUNTO. punto. fine della frase. stop. basta. poni fine alla tua inutile esistenza.
-la Polverini vuole aiutare Califano. che è povero. prima era sfondato di soldi, poi è andato a puttane, ha sniffato qualcosa di troppo, e adesso è povero. oh, povero.


ricapitoliamo: io sono giovane, ed in quanto tale non ho voglia di lavorare. infatti, io, mica lavoro! mica pago le tasse, io! mica non ho soldi nemmeno per comprarmi una maglietta, io! mi spacco il culo, io. e me lo spacco da qualche anno, io. e non solo io. e l'unica cosa che mi rinfaccio, è di non avere mai la risposta pronta quando queste persone si rivolgono a me, senza conoscermi, e mi spiattellano in faccia queste grandi verità. già. sempre ricapitolando: se un vecchio stronzo, puttaniere e pure un po' tossico, che ha avuto occasione per riempirsi le tasche di soldi, adesso piange la fame, il governatore del Lazio corre in suo aiuto.
L'Italia è un paese di vecchi e per vecchi, noi stiamo pagando la pensione a chi ci dice che non abbiamo voglia di fare un cazzo. Noi, che in pensione non ci andremo mai.


martedì 9 novembre 2010

alcune delle cose che accadono:

l'odore che c'è in una stanza dove è morta una persona da qualche ora è molto forte, è acre, è potente, è insistente. mi sono accorta che le persone morte, non sembrano più persone vere, sembrano maschere, hanno un'espressione finta, talmente immobile che sembra disegnata.
credo che in una classifica ipotetica, che raccolga i peggiori modi per cominciare una giornata, ai primi posti troveremmo: respirare come prima cosa l'odore di una persona morta.

(respira con la bocca, poi col naso, cerca di abituarti, così non ti fa più schifo, così non vomiti, esci a prendere aria, apri la finestra, togliti dalla corrente per non farti investire dal flusso dell'odore che se ne va)

sali in macchina e ti rendi conto che anche col finestrino abbassato, anche con l'aria fredda che ti entra nel naso, in gola, nei polmoni, la sensazione grottesca è che l'odore non va via. razionalmente la cosa non è possibile, ma viene da chiedersi perchè, invece, l'odore meraviglioso delle lenzuola fresche di bucato, o della pelle calda del tuo uomo, non rimanga così a lungo nella tua testa, o nelle tue narici.
prontamente, allora, ti cerchi una soluzione su misura:

1)vai in edicola a comprare il tuo quotidiano e il tuo settimanale, li riponi in macchina
2)vai al bar e compri due brioches fresche alla crema, e le riponi in macchina
3)vai dal fornaio e compri quattro francesini di panfocaccia e quattro grissini alle olive, il tutto appena sfornato, e li riponi in macchina
4)vai al cimitero, compri una rosa rosa, la metti sulla tomba di tua madre, insieme alle mille altre rose rosa che tutti comprano per lei, perchè tutti sanno che erano le sue preferite
5)esci dal cimitero, evitando con cura le anziane impiccione, entri in macchina, respiri a pieni polmoni l'odore di stampa, di brioches e pane freschi, ti avvii verso casa, con un pianto liberatorio, riempiendo il naso e la testa di odori piacevoli
6)ringrazi perchè la vita è bella, (e perchè quelle brioches le mangerai a letto insieme a lui, con caffè e spremuta di arance rosse) e ringrazi anche per aver conosciuto la morte come qualcosa di molto diverso da quello che è successo alle 7.45 di quella domenica mattina.